Estate 2005. Durante una delle chiacchierate con alcuni pescatori della zona,venivamo a conoscenza della presenza di un relitto nei “nostri” mari proprio in quelle zone che noi perlustravamo già da tanti anni.Le reti dei pescatori spesso erano rimaste impigliate in qualcosa che giaceva da anni sul fondo.
Nella rete era stato ritrovato qualcosa che assomigliava al casco di un pilota di aereo.Dalle nostre ricerche storiche ne veniva fuori che quello specchio di acqua di cui parlavano i pescatori, era stato teatro di scontri durante la seconda guerra mondiale tra marina e aeronautica, quindi era possibile il ritrovamento di un relitto.
Decidiamo dunque di scandagliare con precisione quel tratto di mare e riusciamo a ritrovare esattamente la posizione del relitto.La profondità registrata intorno agli 80 metri, dunque si prevedono immersioni impegnative.Iniziano dunque i preparativi.Si stabilisce un tempo di fondo, utile per una ricognizione : non meno di 20 minuti e si sviluppa il piano decompressivo.La pianificazione è pronta e stabiliamo il giorno in base anche alle previsioni meteomarine.
Siamo in due a scendere in trimix mentre due subacquei ci fanno assistenza intorno ai 40 metri per la decompressione.Sistemiamo le decompressive sotto l’imbarcazione e iniziamo la discesa.L’immersione si svolge in una zona dove il mare è sempre torbido dunque la visibilità durante la discesa è minima .
La luce arriva poco e continuiamo la discesa.Giunti alla quota ,un improvviso spostamento di una miriade di guarracini che, come capita spesso, sono stanziali su un relitto,ci apre il sipario su ciò che speravamo : un aereo da guerra.Ci allontaniamo dalla cima per una prima perlustrazione, l’aereo appare abbastanza integro nel suo corpo centrale ma, l’impatto ha quasi distrutto la parte superiore.
E’ visibile la cabina di pilotaggio con i comandi ,dove si affaccia con aria infastidita un gronco, padrone ormai del relitto da decenni. Iniziamo la nostra documentazione video cercando i particolari che poi ci aiuteranno ad individuare il tipo di aereo dinanzi al quale ci troviamo.Velocemente trascorrono i 20 minuti che avevamo programmato e ci accingiamo a raggiungere la cima per iniziare la lunga decompressione.
Fin ora abbiamo fatto 3 sopralluoghi sul ” nostro” aereo ma il fascino del relitto rimane sempre ,ed ogni volta in immersione o rivedendo i video ,cogliamo qualche altro indizio.
Siamo fortunati,l’aereo ha un particolare unico : la lamiera si presenta ondulata e questa risulta essere una caratteristica degli aerei tedeschi conosciuti come i Junkers : apparecchi di trasporto usati dalla Luftwaffe durante la SECONDA GUERRA MONDIALE.
Precisamente il “nostro” aereo è un Junkers Ju 52 : è stato un famoso aereo da trasporto tedesco che vide la luca all’inizio degli anni 30.Lo Ju 52 è stato sin dall’inizio costruito con metallo ondulato e poca attenzione alla bellezza.Le parti e i pezzi attaccati alla struttura nonchè il metallo ondulato generavano una resistenza più forte dell’aria.I potenziali militari non sono stati trascurati dalla Lutwaffe, infatti fornì per essa servizio sia per trasporto che come bombardiere.Soprannominato Tante JU ( zia Ju ) durante la seconda guerra mondiale, ha servito in ogni teatro a cui la Germania ha partecipato. Lo Ju 52 era comunque troppo lento e troppo poco armato in confronto ai caccia, di conseguenza ha sofferto molte perdite durante le diverse battaglie.Cosa,dunque,può essere successo ?Siamo in piena seconda guerra mondiale nel periodo del confronto tra i Tedeschi e gli Alleati.Gli obiettivi dell’operazione,delineati dal generale Eisenhower,comandante in capo del teatro delle operazioni del Mediterraneo,erano ben precisi: gli Alleati volevano allontanare i Tedeschi dall’ Italia Meridionale,impadronirsi delle basi aeree di Foggia, raggiungere Napoli e liberare Roma.
Questa, conosciuta con il nome di operazione Avalanche,fu una degli episodi decisivi della seconda guerra mondiale che vide come teatro degli eventi Salerno,Napoli e lo specchio d’acqua antistante tali coste.E’ proprio qui infatti che giace il “nostro” relitto in un’ atmosfera surreale dove oramai il tempo non è più protagonista e la scena continua a rimanere avvolta nel mistero.
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