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martedì 20 ottobre 2009

Santo Stefano al Mare (Imperia) data non riportata.

Relitto di un B.R. 20





I relitti affondati che giacciono sul fondo marino sono innumerevoli, nella maggior parte dei casi si tratta di navi, a volte di aeroplani.Forse proprio questa scarsità di reperti rende l'immersione su di un aereo affondato molto affascinante. E' un accostamento forte, drammatico, quello tra cielo e mare.Si racchiude una doppia tragedia nel precipitare e nell'affondare, piuttosto frequente, purtroppo, durante la seconda guerra mondiale.Questo dramma, in particolare, si consumò la mattinata del 13 giugno del 1940 e le testimonianze storiche giacciono a 47 metri di profondità, di fronte al paesino di Santo Stefano al Mare (Imperia), a circa un miglio e mezzo dalla costa.



LA STORIA

Verso le ore 10 i BR 20 del 13° stormo decollavano dal campo di Cascina Vaga nel pavese, per attaccare la base navale di Tolone ed i campi d'aviazione della Francia meridionale. Il piano d'attacco fu stravolto dalle avverse condizioni meteo ed il 43° gruppo d'assalto arrivò sull'obiettivo in ritardo ed isolato dagli altri, trovando in agguato i caccia dell'aviazione francese. Due aerei furono abbattuti da tre Dewoitine D520 nemici in agguato, comandati dall'asso dell'aria Maresciallo Pierre Le Gloan. Entrambi furono colpiti nei pressi dell'isola di Porquerolles: uno affondò presso l'isola francese e l'altro di fronte a Santo Stefano al Mare.E' l'ultimo esistente, scomparso questo, non resterà che la memoria del bombardiere Fiat BR 20. L'aereo, per la precisione il MM 21503, con il motore destro fuori uso, la torretta della mitragliatrice centrale bloccata e tre aviatori feriti, tra cui il comandante, cercò di rientrare, pilotato dal motorista e dal secondo pilota. Riuscì a rientrare negli spazi aerei italiani ma anche il motore sinistro cedette. L'ammaraggio fu violentissimo, il vetro della cabina di pilotaggio si sfondò e l'aereo affondò in pochi minuti. Si salvarono, soccorsi da pescatori, il motorista Farris ed il secondo pilota maresciallo Aliani. Perirono, senza mai più essere trovati, il comandante, tenente Catalano, il sergente maggiore Ferrari ed il primo aviere marconista Gaeta.

E' un'immersione impegnativa, su un fondo sabbioso di 47 metri, dove il relitto è divenuto insperato rifugio per un gran numero di specie animali, trasformandosi in una vera e propria oasi di vita.A volte la corrente può essere così forte da rendere obbligatoria la discesa lungo un cavo, regalando però una visibilità straordinaria. L'apparire dell'inconfondibile sagoma dell'aereo, che risalta incredibilmente sul fondo chiaro, simulando un grosso scheletro adagiato sulla sabbia, è un'emozione straordinaria.La tela che rivestiva l'aereo è stata distrutta dal logorio del mare e dal naufragio, Le due eliche a tre pale sporgono dal fondo e sono sicuramente la parte più spettacolare del relitto. Visto frontalmente l'aereo sembra in posizione di decollo, con le ali integre e le eliche perfettamente visibili; sembra quasi impossibile che l'impatto con la superficie e il tragitto verso il fondo non abbia spezzato in più tronconi la struttura. Dirigendosi verso la coda dell'aereo s'incontra la mitragliatrice, calibro 12,7, anch'essa completamente incrostata da spugne.

Un esperienza indimenticabile.


Paolo Fossati
NAUTILUS Technical Diving Center

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